In Italia circa 3 milioni sono gli anziani non autosufficienti, che costituiscono l’80% dei non autosufficienti ed ovviamente questa tipologia di rischio è destinata a crescere in virtù della maggiore prospettiva di vita. Detti numeri danno consapevolezza dell’elevato fabbisogno assistenziale che in questo momento viene “coperto” attraverso l’assistenza diretta delle famiglie (in particolare mogli e figlie: circa 7 casi su 10), oppure attraverso l’ingaggio di badanti (circa 1 milione con una spesa stimata per retribuzioni di oltre 9 miliardi di euro).
Il modello in atto
Questo modello si è reso necessario per sostenere quello pubblico non attrezzato per dare questo tipo di assistenza e che non può rappresentare una struttura su cui fare affidamento in quanto genera troppa pressione sulle famiglie che, sempre più, negli anni si ridotte ulteriormente in termini di numero di membri. Le spese sono finanziate con le pensioni e i risparmi degli anziani, ma sono 918 mila le reti familiari i cui membri si sono tassati per pagare badante ed altre spese, 336 mila quelle che hanno dovuto dar fondo a tutti i risparmi e 154 mila quelle che si sono indebitate e nonostante questi sforzi sono, ancora , troppi gli esclusi. Circa 1 milione di anziani con gravi limitazioni funzionali non beneficia di assistenza sanitaria domiciliare, 382 mila non autosufficienti non hanno né assistenza sanitaria né aiuti di alcun genere, 1,6 milioni di longevi con limitazioni funzionali lievi e gravi hanno solo aiuti non sanitari; Oltre 2,7 milioni di anziani vivono in abitazioni non adeguate alla condizione di ridotta mobilità e che avrebbero bisogno di lavori infrastrutturali per adeguarli, 1,2 milioni quelli che vivono in abitazioni inadeguate e non adeguabili. Aspetti troppo spesso sottovalutati, queste problematiche inerenti la conformazione delle abitazioni, influiscono sul peggioramento della qualità della vita per una persona a ridotta autonomia e complica la già difficile convivenza quotidiana con chi garantisce l’assistenza. In tale quadro il Servizio sanitario e il welfare in generale non sono né pronti né adatti a coprire i fabbisogni assistenziali complessi dei non autosufficienti. Non a caso il 56% degli italiani è insoddisfatto dei servizi sociosanitari per non autosufficienti sul territorio.
La spesa pubblica non basta
Non bastano i 12,4 miliardi di spesa pubblica per long term care di cui 2,4 miliardi per cure domiciliari, che è pari al 10,8% della spesa sanitaria complessiva ed è comunque inferiore al dato UE del 15,4%. In realtà, unico strumento pubblico di integrazione dei redditi familiari è l’indennità di accompagnamento pari ad una spesa complessiva di 11,3 miliardi e conferisce alla persona beneficiaria un importo dal valore di 517,89 euro mensili. Questo contesto ha peraltro favorito la diffusione di una generale consapevolezza dell’inevitabilità dell’intervento privato che si traduce in una disponibilità dei non longevi a considerare un risparmio di lungo periodo specificamente dedicato alla tutela della non autosufficienza. Oppure ci potrebbero essere, sempre in ambito privato, altre soluzioni alla portata di tutti, anche di chi ad oggi non pensa che il problema possa interessarlo. DOBBIAMO, purtroppo, prendere CONSAPEVOLEZZA che i numeri sono tali da definire la questione un fenomeno.